STORIA
L’antica Abbazia fu fondata nel 752 dall’abate benedettino Anselmo, già duca longobardo del Friuli. Anselmo, con l’aiuto della popolazione locale, decise di edificare la chiesa e il monastero dopo aver ricevuto in dono da re Astolfo, suo cognato, il territorio di Nonantola. nel 756, il complesso appena edificato e consacrato dal vescovo di Reggio Emilia e del metropolita di Ravenna, accolse le spoglie di papa S. Silvestro, a cui appunto spetta, insieme agli Apostoli Pietro e Paolo, l’intitolazione della chiesa. Grazie al favore dei sovrani longobardi, dei successivi dominatori franchi e alla lungimirante amministrazione dei vari abati che si successero alla reggenza, l’Abbazia di Nonantola acquisì un indiscusso prestigio politico oltre che religioso. Lo dimostra il passaggio di numerosi personaggi illustri: nell'837 il cenobio ospitò l'imperatore Lotario, nell'883 l'imperatore Carlo il Grosso vi incontrò papa Marino e nel 1077 vi soggiornò, dopo il celebre episodio di Canossa, papa Gregorio VII. A dispetto della sua importanza, il sito subì nei secoli numerose devastazioni, tra cui la terribile incursione degli Ungari del 889, che ridusse in completa rovina sia la chiesa che il monastero. Ad ogni distruzione seguì comunque una solerte opera di riedificazione, e così avvenne anche in seguito al terremoto nel 1117 che causò danni talmente ingenti da costringere all’ennesima ricostruzione. I lavori ebbero inizio nel 1121 e conferirono al complesso abbaziale l’aspetto romanico che, fatte salve le non trascurabili alterazioni subite nei secoli successivi, è possibile ammirare ancora oggi.
ESTERNO DELLA CHIESA
Le fattezze esterne della chiesa, frutto del rifacimento seguito al terremoto del 1117, ricalcano a grandi linee quelle della cattedrale della vicina città di Modena, il cui cantiere era stato avviato nel 1099. La terminazione a capanna della facciata è affiancata da due salienti che segnalano la minore altezza delle navate laterali rispetto a quella centrale. La partizione interna dell’edificio è rispecchiata in facciata anche dalle due grandi semicolonne che individuano tre sezioni distinte, ognuna delle quali ritmata dalla presenza di lesene e archetti pensili. Nel segmento mediano compaiono tre grandi arcate cieche, di cui quella centrale incornicia le uniche aperture della facciata: in alto, una bifora, in basso, il portale scolpito. Da notare come la pietra bianca che connota questi ultimi elementi contrasti con il laterizio rosso del paramento murario. Il portale è attribuito alle stesse maestranze wiligelmiche che realizzarono i primi portali del Duomo di Modena, dei quali riprende in effetti la struttura sostanziale: un protiro retto da due colonne con capitelli fogliati e poggianti su leoni stilofori contiene il portale istoriato. Nella faccia frontale degli stipiti sono inserite due sequenze di formelle, entrambe rette da Telamoni, che narrano, a destra, Le storie dell’infanzia di Cristo, a sinistra, La fondazione dell’Abbazia di Nonantola. La parte interna è invece decorata con un tralcio vegetale abitato da disparate figure reali e fantastiche, secondo le più consuete convenzioni della scultura romanica padana. Sull’architrave, non decorata, è riportata l’iscrizione relativa al rifacimento dell’edificio avvenuto dopo il terremoto del 1117. Nella lunetta è invece scolpito a rilievo il Cristo Giudice tra due Angeli e i simboli degli Evangelisti, attorniati da una ghiera decorata a racemi e figure animali. Sul fianco meridionale è addossata una loggia a due piani risalente al XV secolo: gli archi del pian terreno sono sostituiti, nel piano superiore, da colonnine in cotto architravate. Si tratta dell’unica parte superstite dell’antico chiostro. Percorrendo il portico verso est si giunge alla zona absidale. L’abside maggiore è percorsa da cinque arcate cieche di ampiezza decrescente, suddivise da semicolonne. Al centro compare una bifora, speculare a quella che si vede in facciata, con ai lati due grandi monofore strombate. Sopra e sotto gli archi corrono, come sulle altre facce esterne dell’edificio, due sequenze di archetti pensili. Le absidi laterali, rientrate e di minore altezza, sono invece caratterizzate dalla presenza entro ogni arcata di fregi a beccatelli, elementi tipici degli edifici fortificati.
A destra della facciata della Basilica si trova il Palazzo Abbaziale. L’edificio fu totalmente ristrutturato nel corso del XVIII secolo, quando fu adibito a Seminario, ma conserva comunque alcuni elementi più antichi, come il bel portale gotico. Il palazzo è oggi sede dell'Archivio e della Biblioteca Abbaziali, in cui sono conservate le preziose testimonianze della millenaria vitalità culturale, religiosa e politica del cenobio; all’interno dello stesso edificio è allestito anche l’interessante Museo Benedettino Nonantolano e Diocesano di Arte Sacra, che ospita importanti opere d’arte provenienti dalla stessa Abbazia.
Terminata la visita del museo si prosegue a sinistra su Via Marconi. Giunti al numero civico 11, si accede nel giardino del Palazzo Comunale in cui si trova la Sala degli affreschi, decorata con un raro ciclo di pitture murali databili tra la fine dell’XI e l’inizio del XII secolo. I lacerti, emersi solo nel 1983, abbellivano l'antico refettorio dell'abbazia e rappresentano scene della Vita di San Benedetto e degli Atti degli Apostoli.
INTERNO
Poderosi pilastri quadrilobati dividono lo spazio interno, sobrio e maestoso, in tre navate longitudinali, che corrono verso il presbiterio sopraelevato. L’altare maggiore è costituito dall’originaria Arca di S. Silvestro, le cui otto lastre, raffiguranti gli episodi salienti della vita del santo, furono eseguite tra il 1568 e il 1572 dallo scultore Jacopo Silla de’ Longhi. Sotto il presbiterio si trova la cripta, che costituisce la parte più antica della chiesa, precedente alla ricostruzione dell’inizio del XII secolo. Le volte a crociera di questo vasto ambiente, che occupa lo stesso spazio del presbiterio soprastante, sono rette da 64 colonne e 22 semicolonne in cotto. Di grande pregio alcuni capitelli originali, risalenti a varie epoche. I più antichi, forse databili già all’VIII secolo, hanno caratteristiche tanto peculiari da essere definiti di tipo longobardo-nonantolano: si tratta di capitelli fogliati, a due o tre ordini sovrapposti, i cui rilievi scolpiti sono fortemente accentuati. I capitelli più bassi e aggraziati, decorati a palmette e sormontati da pulvini, sono invece più tardi (secoli XI e XII). Nella cripta sono conservati i resti di S.Anselmo, fondatore dell’Abbazia, S. Adriano III papa, S. Senesio, S. Teopompo, S. Fosca e S. Anseride. Tornando nella navata destra è possibile ammirare, entro un arco gotico, un pregevole affresco della seconda metà del XV secolo, attribuito al Maestro della pala dei Muratori. Le scene, divise in tre fasce, sono: in alto, la Crocifissione; al centro, l'Annunciazione; in basso i SS. Martino, Gregorio, Giovanni Evangelista, Giacomo Maggiore, Silvestro, Antonio Abate, Giorgio. Nella navata sinistra, vicino l’ingresso, si trova il fonte battesimale di forma ottagonale, che incorpora alcuni frammenti antichi.
Bisogna notare che l’attuale aspetto delle basilica è in gran parte frutto di una radicale campagna di restauro svoltasi tra il 1913 e il 1917 che, non senza scelte arbitrarie, tentò di ripristinare le antiche fattezze romaniche dell’edificio. In quell’occasione furono ad esempio demolite le volte a crociera della navata, sostituite con un tetto a capriate. Altri interventi di rilievo furono quelli relativi al presbitero, riportato a livello originale, e alla cripta, liberata dall’interramento del XV secolo.