STORIA
La Pieve di San Michele Arcangelo in Acerbolis, prende il nome dell’omonima località che la ospita, una periferica frazione a sud dell’odierna cittadina di Sant’Arcangelo di Romagna, a pochi kilometri da Rimini. La chiesa si configura chiaramente come il monumento più antico della città, e dai recenti studi risulta ipotizzabile che l’edificio sia sorto su un primitivo insediamento romano Pagus Acerbolanus, probabilmente di proprietà della famiglia Galeria. La tradizione vede, infatti, questo complesso come consacrato nel 395 da Giovanni vescovo di Rimini, anche se il primo documento che ne accerta l’esistenza risale all’ 889. La struttura primitiva è infatti ascrivibile all’epoca bizantina (VI-VII secolo), mentre cripta e campanile sembra che appartengano a un intervento più tardo, eseguito presumibilmente nel periodo longobardo (VIII secolo). Quest’antico insediamento divenne mano a mano la base di stanziamento per i cittadini di Sant’Arcangelo, fu infatti intorno alla pieve che si sviluppò il centro abitato, ma successivamente, intorno all’anno mille, gli abitanti si trasferirono sul vicino Monte Giove, dove tutt’ora si trova l’attuale comune. Nonostante lo spostamento degli abitanti, l’architettura testimonia attraverso le sue caratteristiche attuali, una continuità d’uso nel tempo, la chiesa mantenne invero le sue funzioni fino al 1742, anno in cui venne realizzato un altro edificio di culto, la chiesa Collegiata, più vicina alla borgata di Sant’Arcangelo. Lungo le mura notiamo numerose aperture, tamponate in un secondo periodo, che manifestano la complessa storia di un tempio che destò evidentemente per lungo tempo un interesse vivo per i cittadini. Sì è volontariamente utilizzata l’espressione di “complessa storia” perché la pieve di San Michele rappresenta un’opera di grande fascino che non genera però una facile lettura storiografica, difficile risulta infatti la datazione dell’edificio contemporaneo. Il decadimento della struttura rese indubbiamente più difficoltose le operazioni di restauro, i primi interventi volti al recupero e al mantenimento, risalgono solo al 1912. Altresì, furono molte le operazioni di consolidamento sulla struttura nel corso del Novecento (1922, 1950 e 1970) che hanno determinato l’attuale aspetto dell’edificio.
NOZIONI STORICO ARTISTICHE
Sulla scorta degli ultimi restauri la pieve si presenta esternamente come una chiesa a navata unica con abside poligonale: sette sono infatti le porte murate che si possono contare lungo l’edificio, queste sono di diversa ampiezza l’una dall’altra, e venne mantenuta aperta solo la porta di accesso. Porta che testimonia altresì un rimaneggiamento, effettuato probabilmente in occasione dell’edificazione della torre campanaria, avvenuta in un secondo momento intorno al XI secolo. La facciata centrale, infatti, incorpora il campanile a sezione quadrata, il cui piano terreno è adibito (ancora oggi) ad atrio della chiesa. Due sono le porte per ogni lato della navata, altre due porte invece affiancano l’abside circolare, dove sono presenti anche resti della cripta risalente ai secoli X-XI. Per quanto riguarda l’esterno, notiamo come la muratura sia pienamente ascrivibile all’arte romanica del ravennate, è infatti realizzata in mattoni sottili con frequenti intersezioni in pietra. Mentre un interno luminoso dalle proporzioni perfettamente equilibrate riporta frammenti di notevole importanza, come un mosaico pavimentale databile al primitivo insediamento della famiglia Galeria, oppure interessanti prodotti scultorei ascrivibili all’Alto Medioevo. Vi sono inoltre resti di otto colonne di mattoni disposte intorno all'abside e sono emersi dai restauri lacerti di tubi fittili con cui era realizzata la calotta.
LETTURE CONSIGLIATE
M. Luisa Stoppioni, P. Angelo Fontana, M. Turci, Storia di Santarcangelo di Romagna, Il Ponte Vecchio, 1999.
M.Biordi, S.Nicolini, M.Turci, Guida per Santarcangelo, Maggioli Editore, 1988.