STORIA
Le origini della pieve romanica di Santa Maria della Neve, strettamente collegate alle origini del borgo di Quarantoli, appaiono molto remote. La chiesa, eretta già nel IX secolo, è documentata a partire dal 1044, quando costituiva un importante centro della vita culturale e religiosa del territorio al pari della vicina e più famosa Abbazia di Nonantola. Poi venne completamente rifatta nel XII secolo su iniziativa di Matilde di Canossa, all'epoca dell'infeudazione ad Ugo di Manfredo. Invece la data riportata dalla mensa dell'altare, ovvero il 15 novembre 1114, fa riferimento solo al rito di consacrazione della pieve. Dopo i restauri quattrocenteschi, nel 1670 fu trasformata in quelle linee barocche che si sono conservate chiaramente nella facciata. Successivamente, gli interventi di restauro del 1915 se da un lato cercarono di mettere in luce le caratteristiche romaniche, dall'altro apportarono delle modifiche molto radicali come il raddoppiamento in lunghezza e l'aggiunta alle navate di un presbiterio circondato dal deambulatorio, elementi che dobbiamo escludere se vogliamo ricostruire l'impianto romanico della pieve. Difatti, solo le navate rappresentano la vera struttura originale della chiesa romanica, che presenta una pianta basilicale, costituita da tre absidi e divisa in cinque campate da archi risegati che poggiano su pilastri bilobati.
NOTIZIE STORICO-ARTISTICHE
Il dato più interessante di questa pieve, così restaurata sotto l'aspetto architettonico, è l'arredo scultoreo. Infatti sul lato meridionale della navata è stato ricostruito un pulpito dove sono murate sei sculture romaniche, che raffigurano i quattro simboli degli Evangelisti. Sulla fronte, i tre Evangelisti (Marco, Luca e Giovanni) sono rappresentati dai simboli rispettivi del leone, del toro e dell’aquila, invece sul fianco destro è visibile il rilievo che riporta la figura dell'Evangelista stesso, Matteo. Queste sculture, databili ad un periodo compreso tra il XII e il XIII secolo, esibiscono una forte influenza del cantiere modenese e vengono attribuite alla scuola di Wiligelmo, il grande artista che realizzò i rilievi del Duomo di Modena. Inoltre il pulpito poggia su due telamoni in pietra raffiguranti un ragazzo ed un vecchio accucciati, la cui resa dei caratteri fisionomici e delle espressioni di sofferenza è molto interessante. Sul lato sinistro del presbiterio è stata costruita una loggia riutilizzando dei capitelli su colonnine provenienti probabilmente da un chiostro scomparso. Si tratta di capitelli a stampella molto originali, eleganti e robusti. La parte anteriore presenta una protome di animale mentre quella posteriore presenta una voluta di fogliame. Altri sono invece caratterizzati da protome leonina o da una testa umana con grosse corna di montone, grossolanamente scolpita. Per quanto riguarda la mensa d'altare invece, quest'ultima è sorretta da un pilastrino con capitello cubico decorato da foglie inclinate e da un capitello decorato a volute che poggia su un fascio di colonnine unite da un nodo. Questo complesso scultoreo, forse proveniente da un chiostro distrutto, mostra una notevole eleganza formale e viene solitamente attribuito alle maestranze attive a Modena in epoca tardo-romanica.
LETTURE CONSIGLIATE
E. P. T. Modena. La pieve di Quarantoli, Modena 1972.
S. Stocchi, La pieve di Quarantoli, in Italia Romanica. L’Emilia-Romagna, Milano 1984.
Quarantoli e la sua pieve nel Medioevo: atti della Giornata di studio, domenica 28 ottobre 1990 / a cura di Bruno Andreolli e Carluccio Frison, San Felice sul Panaro 1992.