Storia
Come dichiara una curiosa iscrizione scolpita sul portale settentrionale (BIS BINI DEMPTIS / ANNIS DE MILLE DUCENTIS // INCEPIT DICTUS / OPUS HOC SCULTOR BENEDICTUS, ossia “Tolti due volte due anni al 1200 lo scultore Benedetto iniziò questa opera”), la costruzione e la decorazione del Battistero di Parma fu avviata nel 1196 sotto la supervisione del grande architetto e scultore Benedetto Antelami. Nel 1216 i lavori, progrediti fino al secondo ordine delle logge, furono bruscamente interrotti per gravi questioni di ordine politico, sfociati nell’assedio della città da parte delle forze imperiali di Federico II, protrattosi duramente dal luglio del 1247 al febbraio del 1248. I forti contrasti con la fazione ghibellina impedirono inoltre per lungo tempo il reperimento del principale materiale scelto per la costruzione del Battistero, ossia il prezioso marmo rosso proveniente dai territori veronesi, controllati da Ezzellino da Romano, fedelissimo dell’imperatore svevo.
Una volta risolti i conflitti che coinvolgevano la città fu possibile riprendere la costruzione dell’edificio sacro che fu completato entro il 1270, anno della sua solenne consacrazione; l'ultima galleria ad archetti ciechi, la balaustrata e i pinnacoli di coronamento furono comunque inseriti solo più tardi, tra il 1302 e il 1307.
Esterno
L’edificio, situato nella piazza compresa tra la facciata della cattedrale e il palazzo del vescovo, è a pianta ottagonale ed è caratterizzato da uno spiccato verticalismo, nonché dall’elegante alternanza tra il marmo bianco ed il pregiato marmo rosso di Verona. Per le sue peculiari caratteristiche architettoniche e decorative esso è considerato uno dei più significativi esempi della transizione dallo stile romanico a quello gotico. La sapiente alternanza fra pieni e vuoti che caratterizza la superficie esterna è pensata per ottenere raffinati effetti chiaroscurali. Al pian terreno, per esempio, gli archi a tutto sesto, entro i quali si aprono i tre portali strombati, sono intervallati da archi cechi, ciascuno dei quali presenta due colonnine architravate. I registri superiori sono invece costituiti da quattro ordini di loggette aperte, seguite da un ulteriore livello decorato con archetti ciechi, a sua volta coronato dall’elegante balaustra dalla quale si ergono otto pinnacoli. La pianta poligonale dell’edificio è infine accentuata dai poderosi contrafforti angolari che incorniciano le otto facce del Battistero.
Lo straordinario corredo scultoreo del Battistero è opera di Benedetto Antelami e della sua bottega. In questa impresa il maestro si dimostra degno erede della grande tradizione plastica del romanico emiliano, reinterpretato però in termini di maggiore eleganza e naturalismo, derivatigli dalla conoscenza, forse diretta, degli alti esempi della scultura gotica transalpina. La maggior parte dei rilievi furono eseguiti per decorare i tre grandi portali, ma altri se ne trovano comunque sul resto delle pareti esterne e all'interno dell’edificio. Si tratta nel complesso di un insieme unitario sia da un punto di vista stilistico che iconografico.
L’ingresso principale (il Portale del Giudizio), si apre sul lato occidentale. Nella lunetta è rappresentato Cristo Giudice, attorniato da Angeli reggenti i simboli della Passione e sormontato da una ghiera in cui sono raffigurati i Dodici apostoli seduti su un ininterrotto tralcio vegetale. In chiave d’arco, la teoria degli Apostoli è spezzata dalla presenza di due Angeli che suonano le trombe dell’Apocalisse. Nell’architrave posto sotto la lunetta è scolpito il tema della Resurrezione dei morti: al centro si vedono gli Angeli che suonano le trombe del Giudizio, sulla sinistra un sepolcro da cui fuoriescono le schiere degli eletti, sulla destra un altro da cui si ridestano coloro che verrano condannati al fuoco eterno. La decorazione del portale Ovest è completata dalle formelle dei due stipiti laterali: sulla sinistra sono raffigurate le Opere di Misericordia, sulla destra la Parabola della vigna e delle età dell’Uomo. Da notare che nei rilievi della lunetta sono visibili evidenti tracce dell’originaria policromia messa in luce dai restauri.
Il portale settentrionale (detto della Vergine) si affaccia sulla piazza principale ed era destinato ad accogliere il passaggio del Vescovo e del clero. Nella lunetta è scolpita la Madonna in trono col Bambino ai cui lati compaiono, i Re Magi a sinistra e l’Angelo che esorta Giuseppe a fuggire in Egitto a destra. Sulla fascia sovrastante si dipanano, tra i tralci vegetali, figure di Profeti con clipei contenenti ritratti degli Apostoli. Si tratta di un ingegnosa soluzione iconografica per simboleggiare la continuità fra il Vecchio e il Nuovo Testamento. L’architrave sottostante è diviso in due livelli: in quello inferiore si leggono i versi, inseriti fra patene, che tramandano il nome di Benedetto Antelami e la data iniziale dei lavori del Battistero; in quello superiore sono raffigurati vari episodi della vita del Battista (da sinistra: Battesimo di Cristo, Banchetto di Erode, Decapitazione). Gli stipiti sono stavolta decorati su due facce: quella frontale contiene a sinistra la Genealogia da Abramo a Mosé e a destra la Genealogia della Madonna; la parte interna di entrambi i piedritti prevede invece un’alta scanalatura seguita da un filare di racemi classicheggianti abitato da uccelli, simbolo delle anime del Paradiso.
Il terzo portale (detto della Vita), posto sul lato meridionale, era adibito all’ingresso dei catecumeni. Esso presenta una decorazione meno ricca rispetto ai due portali principali, ma non risulta per questo meno interessante. Nella lunetta è infatti rappresentato un episodio tratto dall’affascinante Leggenda di Barlaam, trasposizione in senso cristiano della leggenda di Buddha attribuita a San Giovanni Damasceno e successivamente inclusa nella famosa Legenda Aurea di Jacopo da Varagine. Al centro compare un albero frondoso, simbolo della vita, su cui siede un giovane che cerca di raggiungere un favo di miele (i beni terreni), noncurante del fatto che ai piedi dell’arbusto un drago sputa fiamme (l’inferno), mentre due roditori (il tempo edace) ne rosicchiano le radici. La figurazione è completata dai due carri del Sole e della Luna che incombono sull’albero della vita. La lunetta è sormontata da una ghiera con decorazioni vegetali. Sull’architrave sono inseriti tre clipei con l’Agnus Dei, il Redentore e il Battista.
Un altro elemento di rilievo della complessa decorazione concepita da Antelami per arricchire il paramento esterno del Battistero è rappresentato dal cosiddetto Zooforo: si tratta di una sorta di fregio continuo (le uniche interruzioni sono dovute ai tre grandi portali) che corre, quasi ad altezza d’uomo, intorno al perimetro dell’edificio. Le 75 formelle scolpite a bassorilievo rappresentano una congerie di figure umane, mostruose, ferine tratte dai bestiari medievali.
Interno
Il soffitto è ricoperto da una grande cupola ad ombrello frammentata in spicchi suddivisi da sedici nervature tubolari che, dipartendosi dal centro, scaricano il loro peso su altrettante colonne che intervallano due ordini di logge. Gli spicchi sono interamente decorati da smaglianti pitture eseguite tra il 1260-1270 e strettamente aderenti agli aulici modelli dell’arte bizantina. In sei fasce concentriche vengono svolte molteplici narrazioni tratte dal Vecchio e dal Nuovo testamento. In quella più bassa, sono rappresentate otto episodi della Vita di Abramo, ognuna delle quali inscritta in una lunetta archiacuta; nella seconda fascia è invece trattata la Vita del Battista; Nella terza, in corrispondenza dell’altare, è raffigurato Cristo glorioso con la Vergine e il Battista, attorniati da una teoria di Profeti e Re israeliti; nella quarta compaiono gli Apostoli e gli Evangelisti; nella quinta la raffigurazione della Gerusalemme Celeste; nella sesta e ultima, il cerchio rosso rappresenta l’Eterno Amore Divino.
Le pitture murali che decorano i catini del registro inferiore risalgono invece ai secoli XIV e XV. Tra essi spiccano i lavori del maestro del 1302, precoce esempio della diffusione del linguaggio giottesco in Valle Padana e lo splendido San Giorgio e il drago, capolavoro del grande artista toscano Buonamico Buffalmacco, grande protagonista della pittura gotica italiana e autore del famoso ciclo del Trionfo della Morte nel Camposanto di Pisa. I catini sono sormontate da lunette in cui figurano svariati altorilievi di scuola antelamica.
Nella settima nicchia è posto il piccolo fonte battesimale sostenuto da un leone accovacciato. Al centro dell’edificio spicca invece la grande vasca ottagonale in pietra di Verona, che ne contiene al suo interno una più piccola a forma di croce, destinata ad accogliere l’officiante e il catecumeno a cui doveva essere impartito il sacramento del Battesimo.